Vi volevo raccontare un episodio che mi è successo stamattina.
Oggi era il mio primo giorno di lavoro ed essendo tale (non talè) non volevo arrivare in ritardo.
Nei giorni scorsi mi ero informato su tutto, pullman da prendere, biglietti da prendere, orari, enterorgermine varie.
Da buon lavorato mi faccio trovare sulla fermata del pullman alle 7:25, dopo aver sconfitto le mie liti intestinali (ho pensato “tutto come calcolato, sono un genio”) con già il mio biglietto in mano.
Attendo l’arrivo dello z402, come un bambino aspetta il Natale.
Non ero mai arrivato in anticipo alla fermata del pullman, è una sensazione incredibile, ti senti perso, aspetti un qualcosa che sai che arriverà ma non arriva mai, anche se sono passati solo 21 secondi da quando sei arrivato.
Eccolo in lontananza, che emozione.
Arriva, si aprono le porte e dietro a quel rumore metallico c’era l’inferno.
Avete presente sabato sera da Di Fede? Peggio. Incrocio lo sguardo di un ragazzo e dentro quegli occhi ho letto pietà e ho deciso di non entrare.
Attendo il prossimo, sussurro ad una ragazzina attaccata al vetro come una decorazione di Natale. Lei alza la testa, mi guarda e sorride. Era truccata come Joker in età adolescenziale.
Passano i minuti.
Eccolo arriva, è addirittura in anticipo.
Cerco di guardare all’interno ma i finestrini sono completamente appannati, intravedo un orecchio attaccato al vetro ma non mi scoraggio. Si apre il sipario, facce sofferenti, gente che tiene in piedi per il colletto il suo vicino, brufoli con lo zaino, vecchiette con la cartelletta clinica in mano.
Questo non posso perderlo e decido di salire.
Spingi qua e spingi la riesco a salire in coda al pullman.
Una volta su, sembra di essere nel bel mezzo di un film di George Romero, gente assonnata che dondola, facce schiacciate, gente con la scarpa in mano che ha perso mentre saliva e non è più riuscita a rimettersi e ragazzini belli pimpanti che manco all’entrata dell’Hollywood il sabato pomeriggio si vedeva.
“Oh scusa zio”, un essere con un marsupio a tracollo mi pronuncia dopo essermi salito sui piedi con i suoi bei mattoni della Fila.
Nel giro di 5 min mi arrivano 2 urli nell’orecchio e 1 colpo alla schiena.
Decido quindi di spostarmi prima che diventi il protagonista di un giorno in pretura.
Nello spostarmi mi accorgo che ho il biglietto in tasca ancora non obliterato e cerco di raggiungere la testa del pullman per timbrare.
Passo su cadaveri e carcasse di animali (dalla puzza di quel pullman doveva per forza esserci qualche animale morto sotto i sedili!!) e arrivo alla macchinetta.
Fuori uso.
Lo faccio notare all’autista, che mi guarda come se avesse visto la madonna e mi dice “che spacchiu fai?? Timbri??”.
Non rispondo e torno al mio posto.
Non passano neanche 30 secondi che sento uno di quei fenomeni in fondo urlare “oh raga i controllori sbirri!!!”, cerco di guardare in fondo alla strada ma non vedo niente, ma mi fido perché si sa che gli animali avvertono il pericolo prima degli altri.
Nel giro di 3 secondi mi ritrovo su una cappelliera. Gente che urla, bambini che fanno i video in diretta su YouTube, la ragazzina che si stava truccando con i tutorial di Clio Makeup non c’era già più.
Ragazzi il finimondo. Mi sono ritrovato da solo sul pullman.
“Biglietto grazie”, gli do il biglietto e mi risponde “e ma questo non è timbrato eheheh, non sa che i biglietti vanno timbrati” mentre si gira ridacchiando con i suoi colleghi. Non voglio prolungarmi troppo, riesco a spiegargli il tutto e anche con l’aiuto dell’autista riesco ad evitare il verbale.
Vi evito il viaggio in metro, ma ci tengo a dirvi, che sono arrivato puntuale al mio primo giorno di lavoro. Ero in anticipo di ben un giorno.
Morale della storia, se vi propongono un posto di lavoro, fate il colloquio con Skype.