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Maggio 2, 2020 da Pioltello sul Meme

L’importanza di essere cauti…

L’importanza di essere cauti…
Maggio 2, 2020 da Pioltello sul Meme

Stamattina ho corso nel cortile. Il mio vicino di casa mi fissa come se fossi la causa di ogni male mentre io lo guardo con la stessa compassione che si riserva ai pazzi. Lui e la sua famiglia non escono di casa da mesi: non escono nemmeno in balcone. Con molta probabilità quando tutto questo finirà loro non se ne renderanno conto perché è da giorni che non aprono le finestre: chissà che aria viziata c’è in quella casa.

Sono una persona meticolosa. Ho una mia routine e abitudini fisse e se qualcosa intralcia i miei piani vado fuori di testa. Sono organizzata ma estremamente disordinata: la mia camera è in condizioni pietose non dall’inizio dalla quarantena ma dall’inizio della mia adolescenza, mentre la mia agenda ogni anno diventa più ordinata. Vivono questa dicotomia da tempo, e solo ora mi rendo conto di quanto sia perfetto l’equilibrio della mia persona. Negli anni ho sviluppato l’educazione necessaria per convivere con gli altri diventando parte, più o meno attiva a seconda del contesto, di una società. L’uomo è un animale sociale, o almeno così lo definivano i Greci, e su questa definizione si sono costruite le forme di interazione sociale che mutano insieme all’uomo.  Senza dilungarmi più del necessario possiamo dire che: l’uomo è tale solo se è capace di stare con gli altri. Ergo: il mio vicino non è un uomo al massimo è un gatto.

Sono una persona distratta: ho perso tre telefoni, due portafogli, la patente e di fisso mi dimentico dove parcheggio la macchina, ma mai, da quando questa emergenza è diventata parte integrante delle nostre vite, ho leso la libertà altrui.

Al termine di questa domenica, alle 20.20 ho acceso la televisione per capire cosa succederà dal 4 maggio in poi. Giuseppe Conte legge con tono pacato le linee guida per il futuro prossimo. È molto specifico su ciò che riguarda le industrie e le aziende, un po’ meno sugli interessi della singola persona o delle famiglie. Sono un po’ confusa dalle parole del Presidente del Consiglio, spero che le domande dei giornalisti mi aiutino a chiarire alcune questioni che Conte ha lasciato in sospeso. Sono convita che uno dei quattro giornalisti farà la domanda giusta, quella che tutti vorremmo fare al Presidente: “posso farmi una passeggiata?”, ma uno dei quattro ha una connessione internet pessima ed è costretto a disconnettersi mentre il primo giornalista a prendere la parola chiede quando riinizierà il campionato di calcio. Mi chiedo se la mia laurea in scienze politiche internazionali mi servirà mai a qualcosa.

Della Conferenza di Conte ricorderò il suo tono di voce e il modo in cui ci ha comunicato informazioni generali, all’apparenza inutili a cui però tutti noi continuiamo a pensare. Tutti, in questa domenica di fine aprile, ci stiamo chiedendo: “ma che cazzo ha detto Conte?”.

Seduta in cucina con la porta del balcone aperta, analizzo il discorso di Conte nell’unico modo che conosco: cerco di avere una visione di insieme, cerco di non pensare alle necessità del singolo individuo ma a quelle della comunità e proprio non me la sento di ammettere che, in fin dei conti, la seconda fase è uguale alla fase uno. Non lo ammetto perché ho bisogno di credere che la fase uno, le cui parole chiavi erano picco dei contagi e tasso di mortalità, dal 4 maggio possa dirsi conclusa. Questa è la spiegazione che do alla me ventenne sentimentale mentre la mia parte razionale, nella visione d’insieme, traccia uno schema più complesso: la politica è una dell’attività umane più complesse; essa crea soluzioni lì dove ci sono problemi, cerca di rendere equo un sistema che nasce pieno di disparità e discriminazioni. Rimanere umano e diventare politico. Negli anni questa attività ha perso tanto prestigio, ma ora, al di là di ogni orientamento politico, al di là di ogni ideale, siamo tutti riuniti davanti alla televisione ad ascoltare le parole di un uomo. Vorrei ricordare che lui è un portavoce, che dietro di lui ci sono squadre di medici, scienziati e altri politici, Conte è l’immagine di un gruppo che ha lavorato per dirci, in questa domenica di fine aprile, che la fase 1 è finita ma che non si sa ancora bene come inizierà la fase due. Durante la conferenza nessuno risponde alle mie domande, e sono un po’ delusa, ma in fondo so che la conferenza stampa serve solo a tracciare il quadro generale nel quale vivremo per le prossime settimane. So che è presto per avere risposte ed è pure un po’ da stronzi pretenderle.

Questa sera ho compreso quanto sia importante saper attendere ed essere cauti. L’individuo è pregato di attendere mentre si decide come far ripartire un’intera comunità che ora tenta di comprendere cos’è la fase due. La confusione generata in ognuno di noi dalle parole di Conte è causata dalla dicotomia che ci contraddistingue: da una parte individui con affetti e vite private, dall’altra parte integrante di una comunità che ha la necessità di ripartire per non morire. È impossibile definire il giusto e l’errore in un momento storico come questo, possiamo solo come individui non nuocere al prossimo, e come comunità rimanere uniti senza cercare un capro espiatorio da incolpare.

Io continuerò a correre nel cortile finché non potrò farlo fuori, e al mio vicino consiglio di aprire le finestre prima del quattro maggio.

Donatella Stante

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